Ho visto Beppe Cantarelli al ritorno da Firenze, a due passi dal Grande Fiume.
"Quando ho cominciato a cantare mi sono sentito, dietro le spalle, gli occhi dei Santi che, dall'altare, seguivano il mio canto. Mi sono venute le lacrime agli occhi per l'emozione. Poi ho proseguito a cantare e non ho mai cantato come in quel momento". Così mi ha raccontato lui di ritorno nella sua terra tenendo tra le mani il premio "BEATO ANGELICO D'ORO", portato in questa terra a due passi dal mondo che, per tutti noi, è sicuramente il mondo.
Troppo amore per la bassa ? Chissà ! Ma la gente della bassa è proprio così, come il Beppe. Si commuove anche se è partita alla conquista del mondo e nel mondo ci naviga quotidianamente. Ma la commozione, per gli uomini grandi, donne comprese, è espressioni di vera forza. Quella forza interiore, incontenibile, che esce anche attraverso le lacrime, quando non la contieni più.
Il grande fiume, che ha portato acqua per milioni di anni lungo le terre tra le alpi e gli appennini, si può ben permettere un po' di lacrime nel carattere della sua gente. Perchè il Beppe è uno dei tanti uomini, donne comprese, che dal grande fiume hanno preso il carattere, la genìa ed il genio, il seme e tutto il resto.
Là, in quel di Busseto, lui è nato, non molti anni fa, dai Cantarelli locali. Molto tempo prima era nato un altro Beppe, Peppino, quel Verdi che ha fatto grande il melodramma. Questa sarà pure un'altra storia ma la terra è la stessa. Ed anche lo stampo.
Liceo a Cremona, l'indimenticabile Manin, poi un inizio di giurisprudenza a Parma. Poi la corsa verso il mondo. Un altro grande della stessa terra, il Giovannino Guareschi, fece lo stesso, identico, percorso, prima di correre nel mondo sull'onda delle sue parole come il Beppe lo ha fatto sulle righe del pentagramma, sorretto dalle corde della sua chitarra.
Poi la scoperta dell'America. Niente a che vedere con il Colombo nazionale e con gli altri che in america ci sono stati prima del Cristoforo.
Dopo le strade musicali percorse anche con Mina, il Beppe, sentendo di vivere tra il Grande Fiume ed il West, percorre l'intera zona e si ritrova nel West più lontano, in America. Proprio in quel periodo, nel 1983, ha ricevuto un premio come arrangiatore per l'LP ATTILA di Mina.
Anche Cremona "docet" nella bassa e, con lei, tanti cremonesi. Ma le vette migliori il Beppe le raggiunge a fine millennio, tra il 1998 ed il 2000. Intanto nel 1999 riceve un premio per avere venduto più di 50 milioni di dischi come compositore - produttore. Nel 2000 viene premiato dalla ASCAP, che si trova tra il Grande Fiume ed il West americano, per "I STILL BELIEVE" di Mariah Carey, la canzone più eseguita dell'anno.
Lui, la chitarra solista di Quincy Jones degli anni 1982 - 83, si dedica al nuovo millennio e, su commissione del Vaticano, realizza il suo MAGNIFICAT. Il coro da lui diretto, il MILLENIUM CHOIR, lo esegue in Vaticano il giorno di Natale 1999, ultimo Natale del secondo millennio. Di fronte a Giovanni Paolo II il suono di quel "MAGNIFICAT ANIMA MEA DOMINUM", in risposta a quel KAIRE dell'Angelo, ricordato, qualche Natale dopo da Papa Benedetto XVI, l'arte di Beppe esce dall'ordinaria eccezionalità per salire ben più in alto.
Ecco il perchè del BEATO ANGELICO D'ORO.
Anche la Toscana ci sta tutta tra il Grande Fiume ed il West. E l'Arno, dirà qualcuno? Beh, là già sono stati lavati i panni del Manzoni. Per questo, trattandosi sempre di arte, il discorso si può estendere al Grande Fiume. Ed in quella Toscana era nato quel Guido di Pietro divenuto, qualche anno dopo, fra' Giovanni da Fiesole, domenicano di osservanza stretta.
La sua arte pittorica lo fece diventare quel Beato Angelico, così dichiarato in forma ufficiale da Papa Woityla nel 1984 e divenuto, quindi, Patrono mondiale di tutti gli Artisti.
Ed è da Lui che prende il nome il Premio da cui siamo partiti per parlare della Bassa e di uno dei suoi uomini, donne comprese, ovviamente. Pergamena e Medaglia sono state consegnate dalla Presidente dell' Associazione Beato Angelico per il Rinascimento, signora Manuela Mattioli, affiancata, ovviamente, dal Priore Padre Alfonso Flessola.
E qui la musica di Beppe Cantarelli ha colpito ancora, anche il Beppe stesso, delle cui lacrime abbiamo parlato all'inizio.
NON ERA IL VENTO, E' STATO UN ANGELO. Un recital Mariano scritto, composto e musicato proprio dal Beppe Cantarelli al quale, chi scrive, ha voluto aggiungere quel KAIRE che è il vero saluto dell'Angelo a Maria. Ma di questo ho già parlato in altra occasione. Quello che voglio sottolineare è che non è un altro Beppe quello che canta il Magnificat e recita e canta il suo recital mariano. E' lo stesso Beppe di sempre, che non ha perso e non perderà mai la sua musicalità legata al soul, al rock, al blues. Non ha cambiato sound, come dicono quelli che di musica dicono di intendersi, ha cambiato la direzione, come dice lui.
Quello che non cambia è il suo legame con la Chiesa cattolica. Lui è cresciuto lì dentro e da lì non esce. Anzi, direbbe con Don Camillo, HIC MANEBIMUS OPTIME.
Lui, il Beppe, è stato il primo a predire la crisi della discografia mondiale già dagli anni 80-90. Ma non è la musica ad essere in crisi. Basta trovare la direzione giusta. La spiritualità. Il legame con la musica del Beppe di oggi. Tra Los Angeles e l'Italia, uno spazio virtuale se non fosse per il jet-leg. Lo stesso spazio che c'è tra il Grande Fiume ed il mondo, dove il Grande Fiume sta anche per il mondo, piccolo quanto si vuole ma enorme come lo spirito della gente che lo vive e che lui, il padre Po, ha contribuito a creare.
Non era il vento, è stato un Angelo.
Se ci si pensa bene ci sta dentro tutto ed anche qualche cosa di più quando si ha a che fare con la spiritualità. Il futuro dell'uomo, inteso come Beppe, sta nell'opera appena ultimata. S. Bernardo da Corleone. Un uomo grande, un Santo grande che, per certi versi, richiama i Promessi Sposi. Il periodo storico è quasi lo stesso. Ma l'opera è di oggi. E' del Beppe. Un uomo del grande fiume che ha pescato nella Trinacria un Santo, di quelli veri. Ti viene alla mente il "Cantami o mio Signore" dove si percepisce tutta la spiritualità di un uomo della bassa. In questa fettaccia di terra, che va dalla fine delle Alpi all'inizio del mare, il nostro (me lo consentirà il Beppe) Po, ha plasmato un carattere che consente alla gente di capirsi sempre. Quanti dialetti diversi sono accumunati dal fiume. Lungo il Po si sono sempre capiti tutti. Anche gli stranieri, arrivati qua e diventati, con il tempo, uomini della bassa. Uno si chiederà: come è possibile? E chi lo sa? Sta di fatto che la realtà è questa. Il nostro fiume è il collante, la gente è il resto, la tradizione e la cultura sono il colore. Il risultato è la bassa. Oggi il Cantore per eccellenza è il Beppe. Altri ce ne sono stati ed altri ne verranno ancora. Sicuramente. Ma oggi la Medaglia del Beato Angelico è arrivata da noi, tra la California e Carzeto, tra Los Angeles e Madonna dei Prati, tra il Grande Fiume ed il West. Kaire, Beppe,Kaire.


Da "il Po in comune"
a cura di Gianni Leani
www.giannileani.it
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