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"Incontro con il compositore e cantante piacentino che ha sfondato negli Stati Uniti
con 'I Still Believe'. Cantarelli dall'Emilia al West"

Il 19 il suo "Magnificat" in diretta tv per il Giubileo. Ha scritto il suo primo successo appena diciassettenne ("Se Il Mio Canto Sei Tu", per Mina). E oggi, a 38 anni, ha venduto in tutto il mondo 30 milioni di dischi, 20 dei quali solo con una canzone "I Still Believe", che nella versione di Mariah Carey è stato il brano più trasmesso da radio e tv Usa nel '99 (per questo ha ricevuto un premio speciale dalla società di edizioni Ascap). Tra questi due estremi si snoda una delle più dorate carriere che un musicista italiano abbia conosciuto negli ultimi decenni: quella del parmense-piacentino Beppe Cantarelli, nato a Busseto da una famiglia di Chiaravalle della Colomba e da quasi vent'anni residente a Los Angeles, a due passi da un locale leggendario come Hollywood Bowl. Una vita d'artista iniziata da liceale (e studente di flauto al conservatorio di Parma) che lo ha visto collezionare premi e canzoni di successo scritte per decine di artisti in Italia (Ornella Vanoni, Loredana Bertè, Il Banco Del Mutuo Soccorso, Fiorella Mannoia, Renato Zero, Amii Stewart) e stranieri (Joe Cocker, Bonnie Tyler). Arriva anche dopo il giovanile "Confusione" un disco solista pieno di ospiti illustri: "Blues, Rock And Soul" conferma sin dal titolo la passione del nostro per la musica nera vecchio stile. L'eclettico Cantarelli (compositore, arrangiatore, produttore, polistrumentista, cantante) in realtà ama la musica a 360 gradi. Oggetto di affettuosi scherzi sulle sue origini (non si può fare il mestiere di musicista impunemente, se si è nati nel paese di Verdi, ci si chiama Giuseppe e si ha persino la barba), Beppe, ultimamente, si è addirittura avvicinato allo stile dell'illustre omonimo, realizzando un disco di "arie contemporanee" con Carlo Bergonzi, massimo tenore verdiano del dopoguerra. Abbiamo incontrato Cantarelli in questi giorni a San Nicolò, dove è stato ospite dell'amica Irene Scotti, a pochi giorni da un evento che porterà ancora una volta la sua musica in milioni di case: il 19 agosto, in occasione del "Giubileo dei giovani" a Tor Vergata, il Millennium Choir (un coro multietnico di 200 elementi da lui fondato e diretto) eseguirà in diretta televisiva su Raiuno un "Magnificat" composto da Cantarelli stesso e commissionato dal Vaticano. Il Millennium Choir si è già esibito davanti al papa, in occasione, teletrasmessa in tutto il mondo; l'apertura della Porta Santa che lo scorso Natale ha inaugurato il Giubileo. Ci siamo trovati davanti un uomo bonario e gioviale, dai modi semplici, il cui accento, in quasi vent'anni, non è stato alterato da alcuna inflessione americana.
C'è ispirazione religiosa alla base della composizione del "Magnificat"?
Le mie radici culturali sono cattoliche. Ho iniziato a cimentarmi con la musica sacra già diversi anni fa su invito di Monsignor Tarcisio Bolzoni, il sacerdote di Monticelli che è stato il mio primo insegnante di musica. Gli sono molto legato. Quando torno dalle mie parti non manco mai di fare due cose: assaggiare il culatello e far visita a Don Tarcisio.
Qual'è stato l'incontro che ti ha cambiato la vita?
Quello con Mina, a sedici anni. La conobbi grazie all'amico Franco Neva: le feci ascoltare "Se Il Mio Canto Sei Tu" e lei mi chiese subito di farle sentire tutte le altre mie canzoni. Tra il '79 e l'82 scrissi e arrangiai per lei una ventina di pezzi, finiti sugli album "Attila", "Salomè" e "Kyrie". Iniziai a farmi una reputazione.
Arrivi in America a vent'anni: subito ti ritrovi chitarrista alla corte di Quincy Jones, il più grande produttore vivente
"L'aggancio con Quincy l'ho avuto grazie alla cantante Patti Austin, che avevo conosciuto lavorando in sala di registrazione a Milano. In quel periodo Quincy era all'apice della carriera: aveva appena vinto sette Grammy Awards con "The Dude", e di li a poco avrebbe prodotto "Thriller" di Michael Jackson, che avrebbe infranto ogni record di vendite".
Nel giro di un paio d'anni Aretha Franklin manda la tua "Another Night" in testa alle classifiche
"Altro colpo di fortuna. Il disco vende 5 milioni di copie".
Bel successo, ma polverizzato da quello di "I Still Believe"
"La storia di quella canzone è incredibile. Andò in classifica la prima volta nell'89 con Brenda K.Starr, poi fu ripresa da Mariah Carey che ne vendette 16 milioni di copie e quindi rifatta rap da Krazye Bone. In America incontri per strada gente che la sa a memoria. Di recente il giovane Bennie Man ha registrato "New Dimension", un brano che cita la melodia di I Still Believe.
E' "I Still Believe" la canzone a cui sei più affezionato?
"Delle mie canzoni, quella che ancora oggi mi piace di più è una che scrissi giovanissimo per Mina: "Non Tornerò".
Che progetti ti attendono?
"Innanzitutto pubblicherò in autunno un disco con il "Magnificat" e altre composizioni sacre in italiano e in latino. Potrò contare su collaborazioni illustri: Ennio Morricone, Monterrat Cabellè, Josè Carreras. Un mio brano natalizio "Mentre il silenzio", è stato incluso nella compilation ufficiale del Giubileo 2000. In secondo luogo, sto lavorando a nuove produzioni di musica in stile classico. Infine farò una tourneè che toccherà anche l'Italia: grandi canzoni americane degli anni trenta e quaranta, che le canterò accompagnato solo dalla mia chitarra acustica, più contrabbasso, armonica e percussioni tutto "unplugged", niente elettricità. Questo repertorio vedrà la luce tra poco in un disco che ho appena inciso e che si intitolera' "Magic Quest": interpreto alla mia maniera classici "Come Rain Or Come Shine" e "Alone Together".
Da "Libertà"
a cura di Oliviero Marchesi
11 Agosto 2000
Tutti i diritti sono riservati
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