Beppe, se avessi la possibilità di fare un'intervista ad una persona che ammiri,
a chi la faresti e cosa le chiederesti?

R: Quincy Jones: quando ha scoperto che la musica non era tutto per lui nella vita è stato un trauma,
o si è rimesso in sesto alla svelta?

Agli inizi della carriera hai sfogliato un giornale e hai letto la prima recensione ad un tuo lavoro:
cosa hai pensato in quel momento?

R: Ma chi è quello li? Ma chi lo conosce?

C'è stato un momento nella tua vita da personaggio famoso, che ti ha creato imbarazzo?
R: No.Perchè non sono un personaggio famoso. Ci sono tantissimi casi in cui mi sono sentito in
tremendo imbarazzo, ma non certamente da personaggio famoso.

La curiosità dei fans ti infastidisce?
R: In genere no.

Paolo Mosca in un suo libro ha scritto: "Pensate nella vostra vita alle migliaia di strette di mano
con gente che non ricordiamo, con gente che ci ha appena sfiorato..."
Cos'è rimasto in noi di queste migliaia di strette di mano?" Beppe, cos'è rimasto in te?

R: Lo stesso feeling di quando sto lavorando alle mie composizioni, e alle mie produzioni, etc.,
in cui vorrei tanto avere la possibilità di vivere le giornate di 48 ore o anzi meglio di 72!!!
(a proposito, chi avesse o chi sapesse di chi abbia delle giornate così da "vendere", fatemelo sapere
che anche a costo di sottoscrivere un mutuo ne compro solo 10 o 20 anni). Questo succede
con le mie composizioni, produzioni/progetti musicali, che mi fa sempre sentire con il bisogno di avere
più tempo a disposizione di quello che umanamente ho. Con la tua domanda, anzi con quella
di Paolo Mosca, sento la stessa frustrazione con tutte le persone con cui vengo a contatto tutti i
giorni della mia vita, spesso tante, anzi tantissime, durante i miei concerti e tourneè.

Intervista di Elena Gavazzi

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